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Prefazione di Margherita Hack

 

 

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Questo libro, riccamente illustrato, è stato realizzato dal Circolo Culturale "Navarca" e curato da Aurelio Pantanali, con la collaborazione di vari autori appassionati di gnomonica, appare pochi anni dopo la pubblicazione di Meridiane del Friuli - Venezia Giulia, ad opera dello stesso Pantanali, Carlo Bressan e Leonardo Comini.

Questa seconda opera, si propone non solo di mostrare altre meridiane, trovate nel posti più remoti, ma esamina anche i problemi scientifici e psicologici legati alla natura del tempo. Come diceva S.Agostino, tutti sanno bene che cos'è il tempo, ma se dobbiamo definirlo, allora non lo sappiamo più.

Il tempo esiste perché tutto cambia, si modifica, nasce, evolve e muore, sia si tratti di esseri viventi, vegetali o animali, che di pietre inanimate, sia che si tratti di stelle che brillano per miliardi di anni che di farfalle che vivono meno di un giorno.

Il tempo regola la nostra vita; fin dall'antichità: il sorgere e il tramontare del Sole ha regolato le nostre azioni quotidiane, l'alternarsi delle stagioni ha regolato il tempo della semina e del raccolto, le fasi della Luna hanno scandito le settimane e i mesi. Sole e Luna sono stati i primi naturali orologi dell'umanità.

Noi parliamo di tempo passato, presente e futuro, ma in realtà il presente quasi non esiste; appena ne parliamo è già passato e il futuro si avvia a divenire passato.

C'è un tempo reale, misurato dall'avanzare del Sole sulla volta celeste e c'è un tempo psicologico, la nostra percezione dello scorrere del tempo, che dipende dalla nostra età e dal vari momenti della giornata.

È noto a tutti che il tempo vola, quando ci divertiamo e vorremmo che non passasse mai, mentre sembra eterno quando svolgiamo un compito noioso. Ricordiamo bene che quando eravamo bambini un anno di scuola durava un'eternità, le vacanze estive erano un lungo periodo felice; ma con l'avanzare dialetti gli anni si accavallano l'uno sull'altro e non sappiamo più se un certo avvenimento è stato cinque o tre o due anni fa. Forse questa diversa percezione del tempo da bambini e da adulti dipende dal fatto che a dieci anni un anno rappresenta un decimo della nostra vita, mentre ad ottant'anni n'è appena un insignificante ottantesimo.

Tempus fugit, dicevano i latini; non ho tempo, non faccio a tempo ripetiamo noi, o come ho sentito dire da alcune affaccendate dipendenti di un'impresa di pulizia "presto ragazze che il sole se magna le ore".

Sole e luna sono stati dunque i primi orologi naturali in tutte le civiltà gli orologi solari che in molti casi sono delle vere opere d'arte, permettevano di scandire il passare delle ore dall'alba al tramonto e solo con cielo sereno. Quasi contemporanee sono state inventate le clessidre a sabbia o ad acqua, funzionanti di giorno e di notte, col bello e col cattivo tempo, i primi veri orologi da tavolo. Galileo osservando le oscillazioni di una lampada nel Duomo di Pisa concepì l'idea dell'orologio a pendolo, che fu però realizzato dallo scienziato olandese Christian Huygens e poi costruiti - oggi diremmo su scala industriale- nel 1657 da un orologiaio olandese, Salomon Coster. Tutte le chiese olandesi e poi di tutta Europa ne vollero uno sul loro campanili.

Già nel 1300 erano stati inventati i primi orologi meccanici, dotati di un motore a peso o a molla, e di sistemi di ruote per trasmettere il moto. La mancanza di orologi portatili capaci di seguitare a segnare il tempo del porto di partenza e poi la scarsa precisione degli orologi meccanici è stata per secoli la causa di innumerevoli naufragi.

Se era abbastanza semplice determinare la latitudine, misurando l'altezza della stella polare, ben più complesso era il problema della determinazione della longitudine. In principio questa la si determina dalla differenza fra il tempo misurato in un dato luogo di riferimento (oggi il meridiano di Greenwich, ma poteva essere l'ora del porto da cui era partita la nave) e l'ora misurata in un dato punto del mare o dell'oceano.

Occorreva dunque avere un orologio portatile molto preciso che seguitava a misurare l'ora del porto, e di uno regolato sul sole o sulle stelle che desse l'ora locale.

Un orologio che andasse avanti o indietro di pochi secondi al giorno, su un viaggio di parecchi giorni avrebbe accumulato un errore tale da portare completamente fuori rotta la nave. Solo alla fine del 1700 i cronometri da marina erano divenuti sufficientemente affidabili.

Oggi che siamo abituati al segnali radio, al satelliti che ci guidano anche quando viaggiamo in macchina e non nelle immensità dell'oceano o dei deserti, tendiamo a dimenticare completamente quanto grave sia stato il problema dell'orientamento in mare, a quanto avventuroso sia stato il primo viaggio di Cristoforo Colombo e di tutti i suoi successori verso il continente americano. Oggi tutti noi possiamo permetterei orologi al quarzo da pochi soldi capaci di mantenere il secondo per anni , mentre gli orologi atomici per usi scientifici sgarrano di un secondo ogni 316000 anni nel caso dell'orologio al cesio, o di un secondo ogni 1,7 milioni di anni come nel caso di quelli a maser a idrogeno.

 

Guardando indietro nel tempo possiamo davvero meravigliarci di questi straordinari progressi e trovare ancora più interessante la storia che queste antiche meridiane ci raccontano, storia che è anche una testimonianza artistica straordinaria.
 

 

Margherita Hack

 

 

 

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